Walk the change

Walk the change

24 luglio 2015 Pagine

walk the change-DSC_0290Abbiamo messo a punto una pratica che unisce il camminare a modalità più classiche di trasformazione personale. È, appunto, una pratica, ma nulla ha a che fare con il trekking, né con il conseguimento di risultati in un contesto sportivo o competitivo.

Nel Walk the change — così l’abbiamo chiamato — il camminare diventa strumento di evoluzione: accresce la nostra capacità di autoriflessione, ci mette in relazione in modo diverso con gli altri e con lo spazio circostante, ci fa sperimentare nel corpo modalità di funzionamento nuove e diverse da quelle che adottiamo nel quotidiano.

Mentre dentro di noi si fanno strada prospettive, convinzioni, comportamenti nuovi, il camminare diventa metafora potente di questa trasformazione.

Il camminare e il mio essere counselor stavano assieme ben prima che mi rendessi conto di essere un walking counselor. Nati nello stesso anno e dalla stessa inquietudine/ricerca, all’inizio vivevano in mondi separati: l’uno, il counseling, nel contesto lavorativo; il cammino, invece, era uno spazio personale di libertà, di riequilibrio, di cura di me. Finché un mattino, mentre mi godevo l’alba in un tratto imprecisato del Cammino Aragonese fra il passo del Somport e la piana a sud di Pamplona, il pensiero venne da solo: ciascuno dei miei clienti, executive e manager carichi di responsabilità, alla ricerca di senso e di modi nuovi per stare al mondo, avrebbe avuto diritto a beneficiare di quello spazio e di quel tempo! È così che ho cominciato a praticare il counseling camminato, ricevendone riscontri incuriositi dapprima, poi soddisfatti e convinti.

Camminare, in azienda. Executive e manager vivono spesso una innaturale separazione fra il mondo cognitivo, sovra-sviluppato e sovra-utilizzato, e la dimensione emotiva, relazionale e corporea. Nel contesto aziendale ci si concede poco di vivere pienamente ambiti del sé che hanno invece un buon riconoscimento nel privato: il provare emozioni, l’ascoltare con tutti i sensi, l’entrare in empatia con altri. Facendo leva su un’attività piacevole e accessibile a tutti come il camminare e integrandola in azienda a pieno titolo come strumento per lo sviluppo della leadership, walk the change connette il cognitivo e il corporeo attraverso una contaminazione insolita e pionieristica.

Il pensiero del corpo. Lavorare con il corpo non è appannaggio delle attività outdoor. Molte tecniche bioenergetiche e sistemiche che fanno perno sul corpo e sul suo sentire vengono efficacemente praticate indoor. Tuttavia, il camminare all’aria aperta è un fattore facilitante di grande impatto: mette il corpo al centro, ci rende più facile sentirlo e interrogarlo, riconnette in modo naturale la riflessione su noi stessi alla verità che il corpo ci restituisce. Attivando il corpo, abbiamo una maggiore capacità di distoglierci dal lavorio della mente, di sospendere il giudizio, di provare empatia. Ascoltando il corpo, possiamo capire più cose su noi stessi. Accanto al pensiero della mente riscopriamo e integriamo il pensiero del corpo.

 

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